‘Cerco di produrre immagini che, tra 100 anni, non mostreranno il minimo segno del tempo. Forse questa è eleganza…’ O forse questa è la grandezza della fotografia per cui se un istante è ripetuto o fissato, diventa eterno.

Una mostra da non perdere! “In piena luce” retrospettiva eccezionale di immagini (alcune inedite) di Herb Ritts, uno dei maestri imprescindibili dell’arte fotografica. Fashion, studi sul corpo e ritratti di icone della moda e dello spettacolo, oltre alle immagini del reportage in Africa. Una plasticità neoclassica in B&W ferma nel tempo e carica di stile. Inizialmente non utilizzò mai alcun accorgimento tecnico, nemmeno luci che non fossero quella solare e il suo stile semplice, ed efficacE. Avevo 17 anni quando mi feci regalare un libro di sue immagini ed è sempre stata una latenza nei miei percorsi visivi. Certo il cast dei personaggi dei miei ritratti non è quasi mai stato composto da simili celebrità. Questo è uno dei mali che affligge la fotografia italiana quando si svolge principalmente in patria, e ci fa sentire sempre come dei cugini di campagna. Qualche cenno biografico è sempre utile per chi si avventura su percorsi fotografici: c’è stata una prima volta per tutti, certo il punto di partenza fa la differenza.

Nato a Los Angeles in California, il 13 agosto 1952, da una facoltosa famiglia che tuttora possiede un’azienda di mobilia tra le più rinomate di Los Angeles la Ritts Co., Herb era il più grande dei quattro figli Rory, Gary e Christy. Passò la sua adolescenza tra studi d’arte ed economia e tentativi di sfondare nel mondo del rock. Nel 1974 conseguì la laurea al Bard College a New York e tornò a Los Angeles per lavorare come rappresentante nell’azienda di famiglia. Fu in quel periodo che Herb fece coming out dichiarando alla sua famiglia la propria omosessualità. In questo periodo cominciò a prendere lezioni di fotografia, seguendo alcuni corsi serali, decidendo di dedicarsi all’arte. La sua prima occasione si presentò nel 1978 quando scattò delle foto all’amico attore Richard Gere durante una gita nel deserto di San Bernardino, Herb e Richard si fermarono in una stazione di servizio per cambiare una ruota forata e mentre Richard sostituiva la ruota Herb scattò delle foto all’attore in jeans e canottiera con le mani sulla nuca e la sigaretta che pendeva dalle labbra. Le foto vennero usate per promuovere il film American Gigolò e riscontrarono successo a livello nazionale grazie alle copertine di molte riviste come Newsweek, Vogue, Esquire e Mademoiselle tanto da procurargli ben presto delle commissioni. La prima fu quella di Franco Zeffirelli per ritrarre gli attori di The Champ, successivamente lavorò per Andy Wahrol e L’uomo Vogue. Nel 1979 la rivista Mademoiselle si affidò a Herb Ritts per fotografare la giovane attrice Brooke Shields, le foto furono talmente belle che una di quelle apparve sulla copertina di Elle l’anno successivo. Il modello Matt Collins lo presentò a Bruce Weber e i due diventarono subito amici. Franca Sozzani allora direttrice di Vogue Italia prese Herb sotto la sua ala e lo fece lavorare per la sua rivista insieme a una nuova generazione di giovani talenti come Steven Meisel, Bruce Weber e Peter Lindbergh.

Durante tutti gli anni ’80 e ’90 riuscì a imporsi definitivamente sulla scena mondiale creando un nuovo glamour femminile e per la prima volta uno tutto maschile presentando uomini palestrati in pose plastiche che si ispiravano alla scultura dell’antica Grecia, questo era esattamente quello che cercava il fashion italiano in quel periodo, nel momento in cui il glamour esclusivamente femminile si stava estendendo anche all’uomo. Questa novità ha fatto la fortuna di stilisti come Gianni Versace e Giorgio Armani e portò Herb nell’olimpo della moda e della fotografia.

“Lo stile di Herb Ritts è inconfondibile, nutrito di uno sguardo potente – uno sguardo che idealizza – e che arrivò proprio nel momento giusto. Uomo colto e sensibile, appassionato di arte e di storia della fotografia, Ritts studiava le composizioni classiche, la plasticità del dialogo tra i corpi nell’arte rinascimentale, così come nelle fotografie di inizio secolo. Rapito dal rigore formale del fotografo tedesco Herbert List (suo riferimento irrinunciabile per tante immagini), Ritts cercava di comprendere il mistero che risiede al fondo di quelle perfette composizioni di luci e di volumi che, spesso distrattamente e con superficialità, vengono chiamate semplicemente “fotografie di moda”. Come è possibile restituire sulla carta fotografica il tocco serico di un tessuto cangiante, come mantenere l’aura magica di piacere che un abito di alta sartoria emana, come mettere in relazione l’aria densa di un giorno di sole con il vento, la sabbia del deserto, la pelle di una modella? Tutte le immagini create dalla fantasia e dalla professionalità di Herb Ritts nascono dal lavoro intorno a questi temi e dalla possibilità di trovare a ogni momento, per ogni immagine da realizzare, una nuova soluzione, una nuova risposta. Gli elementi naturali di cui si alimentava il suo sguardo – il vento, la luce e la terra della California, l’orizzonte a perdita d’occhio, gli spazi immensi – entrano in ogni sua fotografia. Il risultato è una combinazione, rara e preziosa, geniale eppure semplice, di questi ingredienti. Così come i lavori sui corpi statuari, sulle atmosfere africane, anche i ritratti di Ritts appaiono inimitabili, nati ognuno da un’intesa profonda, un’affinità intellettuale, spesso da un rapporto di amicizia. Madonna si affidò a lui per la costruzione della sua multiforme immagine e per la foto della copertina di True Blu, il suo primo LP di successo. Nello stesso modo Liz Taylor, altra grande amica del fotografo, confidò proprio al suo obiettivo tutta la fragilità del suo corpo: la sua testa bianca, quasi completamente rasata dopo l’operazione di tumore al cervello, riempie senza vergogna il rettangolo dell’inquadratura, stagliandosi elegante sul nero dello sfondo. E ancora, il corpo sinuoso di Tina Turner, lo sguardo e gli occhiali di William Burroughs, le guance straripanti di Dizzy Gillespie che si espandono su uno sfondo bianco. Non esiste alcuno standard, nessuna formula preconfezionata nei ritratti di Ritts. Per ognuno, il fotografo inventava una creazione originale e semplice, tagliata su misura, folgorante e perfetta. E per ognuno di loro, esattamente come è avvenuto per le cinque supermodelle della sua foto forse più celebre, Ritts realizzava una creazione autonoma”.

 

 

Il suo stile diventò ricercatissimo e gli permise di lavorare per le più importanti riviste tra cui Elle, Time, Harper’s Bazaar, Rolling Stone, Allure, GQ, Vanity Fair, Interview, The Face, Vogue, Max, Details e Glamour, ritrarre personaggi famosi e modelli, allestire le campagne pubblicitarie di Giorgio Armani, Gianni Versace, Elizabeth Arden, Guess?, CoverGirl, Lexmark, NEC, Cartier, Donna Karan, Guy Laroche, Calvin Klein, Lacoste, Pirelli, Chanel, Escada, Gianfranco Ferrè, Revlon, Rochas, Brut, Estée Laudeer, Levi’s, Ralph Lauren, Tag Heuer, Victoria’s secret, The GAP, Lancome e Valentino. Alcuni soggetti tra le celebrità da lui ritratte in bianco e nero includono Kofi Annan, Ronald Reagan, Nelson Mandela, Julia Roberts, George Clooney, Tom Cruise, Elton John, Isabella Rossellini, Tenzin Gyatso (il Dalai Lama), Brad Pitt, Nicole Kidman, Helmut Newton, Jack Nicholson, Dustin Hofmann, Mel Gibson, Tina Turner, Antonio Banderas, Mick Jagger, Clint Eastwood, Ewan McGregor, Michael Jackson,  Sinead O’Connor ed Elizabeth Taylor. Muore di polmonite il 26 dicembre 2002 http://www.auditorium.com/eventi/5647085 http://www.herbritts.com/

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